domenica 19 dicembre 2010

Lo studio delle lingue antiche

19 dicembre
Ha ancora senso parlare di studio delle lingue antiche oggi? Ha ancora importanza dedicare tempo e risorse all'apprendimento del latino e del greco, delle lingue cosiddette "morte", in una scuola che ormai tende sempre più a dare rilievo alla tecnologia e all'informatica?
In occasione di una discussione in classe su questo argomento mi sono sentito portare dagli alunni molte motivazioni interessanti a difesa dello studio del latino. Motivazioni di vario genere: da una semplice constatazione della presenza del latino nei termini tecnici di altre discipline (e quindi un'utilità finalizzata allo studio di altre materie), ad una stretta connessione della lingua latina con la nostra cultura e con la nostra storia, dal senso di appartenenza ad una tradizione millenaria all'importanza di leggere direttamente i testi nella lingua in cui sono stati prodotti.
Personalmente credo che lo studio delle lingue antiche sia fondamentale se vogliamo conoscere più a fondo le culture che su quelle lingue hanno prodotto capolavori di letteratura ma anche documenti della vita quotidiana. Questo non vuol dire che non ci si possa accostare ad una cultura (e alla sua letteratura) anche senza sapere la lingua, ma sicuramente la conoscenza del codice - per parlare in termini di comunicazione - in cui il messaggio è stato trasmesso nel tempo può essere utile per comprendere più a fondo il significato di quel messaggio e tutte le sfumature in esso implicate (e implicite).
E' poi anche interessante notare che spesso le lingue antiche ci propongono un esercizio continuo di ipotesi e verifica, al fine di ottenere una traduzione plausibile: le molteplici possibilità che la struttura dei casi offre in tal senso ha paradossalmente come conseguenza lo sviluppo di un metodo "scientifico" che - come metodo appunto - credo possa essere utilizzato per qualsiasi disciplina. I benefici metodologici possono essere una motivazione non di poco conto per lo studio delle lingue antiche, perché ci permettono di collocarle sullo stesso livello di quelle discipline prettamente scientifiche spesso ritenute più utili e concrete.
Chi traduce dai testi antichi ha però, in realtà, anche la possibilità di compiere un passaggio ulteriore: non solo infatti di fronte a un testo latino devo chiedermi quali siano le possibilità di traduzione che mi si presentano, ma posso anche inserire qualcosa di più, qualcosa di personale, dare la mia lettura del testo, proporre una versione libera, adattata (e adatta) al mio contesto culturale. Tradendo forse l'originale, ma interpretandolo e - nell'atto di interpretarlo - compiendo un passo creativo. Ecco perché spesso non è sufficiente controllare sul dizionario i significati dei vocaboli o le "frasi fatte": non si tratta semplicemente di far quadrare i conti, quanto piuttosto di entrare personalmente nel testo per comprenderlo dall'interno e per poterlo così rendere in una lingua diversa.
In ultima analisi, quello che mi sembra il motivo principale dello studio delle lingue antiche è però di natura prettamente linguistica. E forse è l'unico motivo che giustifica in maniera soddisfacente il mantenimento di queste discipline nella scuola italiana, e in scuole anche diverse dal liceo classico (dove greco e latino sono materie fondamentali di indirizzo). Attraverso lo studio delle lingue antiche è possibile infatti comprendere meglio certe strutture linguistiche utili anche per capire le lingue moderne. Un valore metalinguistico che non deve essere trascurato, anche per conoscere più a fondo la nostra stessa lingua madre. Chiudo citando in merito a tale osservazione un testo di un collega di Pavia, per il quale lo studio della lingua dovrebbe essere giustificato solo dal punto di vista prettamente linguistico:
Se vogliamo salvare l'insegnamento delle lingue antiche nella scuola secondaria, dobbiamo opporre principalmente valide ragioni linguistiche.
Le lingue antiche sono un ottimo strumento per sviluppare competenze linguistiche e metalinguistiche e quindi si rivelano assai utili per apprendere in modo più consapevole le lingue moderne. La pratica quotidiana di insegnamento ginnasiale mette ogni giorno a contatto con studenti che non sanno riflettere neppure sui fenomeni più evidenti dell'italiano. [...]
Se tale è il grado di preparazione, il latino e il greco possono diventare il punto di partenza - e non più di arrivo - per favorire la crescita linguistica degli studenti, conducendoli anche a riflessioni metalinguistiche.
[Fabio Roscalla, Arche Megiste.
Per una didattica del greco antico,
Pisa, Edizioni ETS, 2009, p. 22]
Giovanni Frulla

giovedì 16 dicembre 2010

I baci non dati

16 dicembre

Pubblico qui di seguito anche il link della recensione del volume I baci non dati, di Ermes Ronchi.
Si tratta di un breve saggio di spiritualità in cui viene discusso, a partire dai grandi maestri del Medioevo, il valore dell'amicizia e di un rapporto amicale vero, sincero e fruttuoso.
Potete trovare la recensione al seguente indirizzo:
Buona lettura!
G.

Le favole degli angeli

16 dicembre


Esseri lontani e distaccati da noi o presenze vicine e partecipi della nostra vita? Chi sono gli angeli? La domanda se la pongono alcuni ragazzi delle superiori in questo volumetto curato da Simonetta Sagrati, Le favole degli angeli (Grapho 5 Edizioni, 2008, 107 pp.), in cui sono raccolte alcune favole che hanno come protagonisti proprio questi strani esseri a metà tra l'umano e il divino.
Potete leggere la recensione su http://vivere.biz/e36.
Buona lettura!

Giovanni

venerdì 19 novembre 2010

La solitudine dei numeri primi

19 novembre


Non potevo non fermarmi a riflettere su questo testo di un paio di anni fa di Paolo Giordano, La solitudine dei numeri primi, divenuto anche soggetto di un film uscito nelle sale alcune settimane fa.
La recensione al romanzo è alla pagina http://vivere.biz/eqY.
Buona lettura!

g.

giovedì 11 novembre 2010

Candidato al Consiglio d'Istituto

12 novembre


Chiedo la vostra attenzione per proporvi la lettura di un lavoro breve, ma interessante, per farsi un'idea di quella che è la situazione all'interno delle istituzioni scolastiche ed educative in generale, dove spesso l'ipocrisia burocratica conta più dei bisogni degli studenti.
Potete leggere la mia recensione al volume in http://vivere.biz/ecX.
Aspetto i vostri commenti...
Un saluto a tutti!

Giovanni

lunedì 8 novembre 2010

¡Viva la vida!

8 novembre


Ecco un monologo rapido e scorrevole per rivivere insieme le passioni, i dubbi, il dolore e la speranza di Frida Kahlo, attraverso le parole di Pino Cacucci. Nell'opera breve ma intensa si passa dai sentimenti all'arte con estrema facilità. Ecco perché il testo colpisce il lettore, anche se a volte può sembrare duro, o addirittura crudo nel suo dolore.
La recensione è a questo link: http://vivere.biz/dZW.
Un saluto!

G.

sabato 6 novembre 2010

Rincorrendo stelle nel cielo notturno & Macchie di Rorschach

6 novembre


Quelli che vengono proposti alla lettura sono i lavori di due autori locali, Emil Petrov, nato in Bulgaria e residente a Senigallia, e Marco Ferrazzoli, marchigiano ma trapiantato a Roma.
Due autori diversi, due opere molto lontane tra loro per forma e contenuto.
Propongo le mie recensioni per poter gustare le loro poesie e per poter riflettere sul valore dell'esperienza poetica.
Il libro di Petrov è recensito al seguente link: http://vivere.biz/dwT
mentre il libro di Ferrazzoli è discusso in queste pagine: http://vivere.biz/dNM http://vivere.biz/dNL.
Buona lettura!

Giovanni

giovedì 14 ottobre 2010

Leggere Lolita a Teheran

14 ottobre

Siamo all'appuntamento con la scoperta di un altro libro molto interessante, Leggere Lolita a Teheran, di Azar Nafisi.
E' la storia di una professoressa di Letteratura Inglese (l'autrice stessa) che, nel clima complesso e tra gli equilibri delicati della Teheran degli anni 80, cerca di portare avanti i suoi ideali di letteratura e di libertà di pensiero.
Potete leggere la mia recensione completa su Vivere Italia, al seguente indirizzo: http://vivere.biz/dd1
Un saluto e buona lettura!

giovanni

giovedì 7 ottobre 2010

Bianca come il latte rossa come il sangue

7 ottobre 2010

Inizio le mie recensioni partendo dal romanzo di Alessandro D'Avenia, caso editoriale del 2010, molto apprezzato dal pubblico.
Un lavoro pieno di spunti di riflessione sul mondo giovanile, vissuto attraverso l'esperienza diretta dei ragazzi e raccontato attraverso il loro punto di vista.
Potete leggere e commentare direttamente la recensione sul numero di oggi di "Vivere Italia" (http://www.vivereitalia.eu/).
E per chi non avesse già avuto modo di fare i conti con il romanzo... buona lettura!
g.f.
Il link diretto è:

domenica 3 ottobre 2010

La nostra unica possibilità

3 ottobre 2010

Nell'accingermi a compiere un'operazione per lo più di critica, non posso non esimermi dal premettere alcune brevi considerazioni ad un lavoro che corre il rischio continuo di essere parziale, e di non basarsi su criteri oggettivi di giudizio e di confronto.
Se c'è un motivo che solitamente spinge a criticare il lavoro altrui è una certa generica insoddisfazione di fondo. Proprio così. L'insoddisfazione che regna nel mondo del lavoro come quella che si respira nell'accostarsi a certe manifestazioni artistiche contemporanee. L'impressione cioè che manchi sempre un qualcosa per far quadrare il cerchio, per rendere armonioso l'intero microcosmo della nostra realtà quotidiana. Di fronte a ciò che accade siamo insoddisfatti perché non viene saziata la nostra ricerca di equilibrio e perché di quello che vediamo molto ci sembra superficiale, approssimativo, immeritevole.
Lo stesso effetto è causato dalla vista di un quadro, dall'ascolto di una canzone, dalla lettura di un libro.
Ecco perché si critica. Per dare espressione alle sfumature di questo effetto, per interpretarlo e per comprenderlo a fondo, e in questo modo per capire meglio noi stessi.
Se Aristotele non a caso descriveva le forme d'arte come imitazioni della realtà (Poetica 1), si comprende come sulla base degli strumenti e delle modalità con cui tale imitazione viene praticata si possano distinguere varie tipologie di arte, criticabili sulla base di criteri che permettano di riconoscere il grado di analisi della realtà stessa e le tecniche imitative.
Ecco perché non possiamo dire semplicemente che la letteratura è una questione puramente emotiva e sentimentale, ma possiamo - e anzi dobbiamo - ricorrere agli strumenti di cui disponiamo per analizzarla, studiarla e scomporla nelle sue molteplici manifestazioni, per capirla e gustarla in profondità.
In una parola, per criticarla.
E - in sostanza - credo di avere anch'io il dovere di criticare. E il diritto di condividere alcune riflessioni con gli altri. Perché la critica non è solo il mio modo di essere e di approcciarmi alla realtà, ma è anche - ne sono ormai quasi del tutto convinto - l'unico tentativo rimasto al cervello di rendersi utile alla crescita dell'individuo. E della società.
Giovanni